lunedì 21 gennaio 2008

Una diversa idea di giornalismo: Putin eletto persona dell'anno 2007 dal Time

"Non è un’onorificenza. Non è un’investitura. Non è un concorso di popolarità. Al massimo è un lucido riconoscimento del mondo quale è, dei più potenti individui e delle forze che gli danno forma, nel bene e nel male. In sostanza il titolo di ‘persona dell’anno’ riguarda la leadership, la leadership audace in grado di cambiare il mondo. Putin non è un boy scout. Non è un democratico nel senso occidentale del termine. Non è il paladino della libertà di parola. Persegue soprattutto la stabilità, la stabilità prima della libertà, la stabilità prima della libera scelta”. Così il Time, che a suo tempo aveva eletto Hitler e Stalin “uomini dell’anno”, giustifica la scelta di Putin per il 2007. Una scelta che André Glucksmann definisce “ingenua, irrazionale e immorale” per l’enorme manovra propagandistica gratuita su scala mondiale che il Time regala al presidente russo. È più facile infatti che la gente ricordi semplicemente il suo primissimo piano sulla prestigiosa copertina, che non il modo sanguinoso in cui Putin affronta i conflitti nel Caucaso o il modo dittatoriale in cui tratta gli oppositori in politica interna.
Il Time gli dedica un dossier e pubblica un’intervista rilasciata nella residenza presidenziale che sono esempio di un giornalismo asservito e abbagliato dal potere esercitato da uno sopra i tanti con pugno di ferro che ‘porta a risultati concreti’ come la stabilità, la crescita del PIL, l’orgoglio riconquistato della grande nazione russa. Nessuna menzione invece di quell’altra enorme parte della società russa che vive ai margini della sussistenza o che semplicemente si definisce ‘civile’ e dissente dalla linea del governo ma non ha modo di far sentire la propria voce senza venire minacciata, incarcerata o spedita negli ospedali psichiatrici con l’accusa di pericolosità sociale come ai tempi di Stalin (ora persino riabilitato nei libri di scuola russi), come di recente accaduto all’avvocato Irina Kodzaeva e alla giornalista Natalja Petrova.
La parole usate dai giornalisti del Time per descrivere Putin, il suo modo di fare, il suo aspetto, denotano un vero e proprio stato di ebete fascinazione, lo fanno apparire solenne e temibile, persino attraente e invidiabile: “Putin dà una prima impressione di potenza trattenuta: è compatto e si muove rigidamente, ma con efficienza. È in forma, grazie agli anni passati ad affinare le sue abilità di cintura nera e ora grazie a un’ora di nuoto mattutino. Non è molto alto ma emana una forza e una sicurezza di ferro in se stesso. Putin è indubbiamente russo, faccia scolpita e occhi penetranti. Il fascino non fa parte del suo modo di presentarsi, non cerca di piacere. Si percepisce che osserva costantemente una disciplina interiore […] Gli occhi azzurri del presidente russo sono così freddi, così privi di emozione che quello sguardo deve essere il traguardo di chi ha capito che il potere può essere conquistato sopprimendo i bisogni ordinari, come sbattere le palpebre […] il che rende spossante e da brividi parlare con lui”. (Andate a dare un’occhiata alla foto in copertina del Time: vi renderete conto che solo Bush poteva dire di aver “percepito l’anima di Putin guardandolo negli occhi”.)
Questa retorica del potere che usa parole come zerbini su cui prostrarsi fa pendant con le domande anodine che i giornalisti rivolgono al presidente: “In Russia numerosi giornalisti sono stati assassinati. C’è un disegno? Cosa può fare il governo per evitare questi assassini? ”. Risposta: “Molte persone, giornalisti inclusi, cercano di fare soldi extra qua e là, il che significa che entrano in contatto con imprenditori, a volte con loschi affaristi. Ma ci sono anche giornalisti che sono veri oppositori della corruzione e della criminalità. Sento personalmente il peso della perdita di questi giornalisti”. Due cose vengono da chiedersi: perché i giornalisti non hanno avuto il coraggio di pronunciare il nome di Anna Politkovskaja, l’ultima della lunga scia di giornalisti russi assassinati, a cui sicuramente pensavano facendo questa domanda? In quale categoria Putin avrebbe messo Anna Politkovskaja - implicitamente citata nella domanda - tra i trafficoni che cercano di fare soldi con le mazzette o tra chi denunciava la corruzione?
La stessa retorica dell’ossequio al potere fa pendant anche con le risposte evasive o genuinamente assurde che i giornalisti accettano senza ribattere: “Gli americani si chiedono perché le recenti elezioni non sono state più aperte e perché Garry Kasparov è stato incarcerato”. La risposta è un dribbling surrealista: “Perché Kasparov ha parlato in inglese e non in russo quando è stato arrestato? Quando un politico arringa la folla di un'altra nazione c’è da stare attenti”. (Al momento dell’arresto Kasparov stava spiegando ai media internazionali i motivi della protesta organizzata dal gruppo “L’altra Russia” cfr. www.theotherrussia.org ).
Ma la retorica dell’inchino verbale deve andare di pari passo con la retorica visuale per essere pienamente convincente. Nelle foto d’archivio a corredo degli articoli Putin compare alla Mussolini, in veste di macho sportivo iperattivo: a cavallo, in piscina, a pesca, sugli sci, ripreso in una mossa vincente di karate. In quelle più grandi, scattate per l’occasione dal famoso ritrattista Platon (che a pagina 5 posa abbracciato e sorridente al suo modello) compare con l’aura di un’icona sacra, un pantocrator in doppiopetto. Il primissimo piano in copertina è un ritratto fotografico la cui tecnica impeccabile è un invito a guardare da vicino il soggetto, ad ammirarlo, quasi a toccare con mano il potere incarnato e fattosi uomo. Ma è la foto a pagina 38 e 39 a colpire di più, per insolenza e per la carica di violenza implicita che emana: inquadratura dal basso verso l’alto, Putin con lo sguardo fisso dall’alto verso il basso, verso chi lo osserva, seduto su una poltrona più simile a un trono, gambe ostentatamente divaricate, braccia allungate e mani appoggiate sui braccioli con “potenza trattenuta”, l’indice della mano destra leggermente proteso, michelangiolesco. Un’immagine di potere, di forza e di violenza in potenza che può diventare reale da un momento all’altro. Con una firma, su un mandato di arresto o su un ordine di mobilitazione militare, o con un cenno dei “penetranti occhi azzurri”.
Operazioni editoriali di questo genere non fanno altro che alimentare il culto della personalità che Putin sta creando intorno a sè con l’uso e l’abuso di tutti i media nazionali e internazionali, dai gadget in cui la sua faccia disegnata con grafica accattivante campeggia in Russia su bandiere, giacche a vento e cartelloni alle copertine di giornali come il Time. La sua immagine sta diventando un marchio da imprimere su ogni cosa, persona e idea come “garanzia” e marchio di proprietà che cancella diritti, libertà, opinioni dissenzienti, vite.
Operazioni editoriali di questo genere, soprattutto, non fanno onore al mestiere di giornalista. Provate a leggere in “Diario russo” di Anna Politkovskaja il resoconto della sua intervista a Ramzan Kadyrov fatta nell’agosto 2004 nel covo di Kadyrov stesso. Andate a leggere (pag. 198-208) la descrizione che fa di lui, della sua casa, della gente che gli sta intorno, che genere di domande gli ha rivolto, come ha incalzato per ottenere delle risposte. Considerate l’enorme coraggio che le è servito per entrare, da sola, nella casa del miliziano favorito da Putin che non avrebbe nemmeno avuto il dovere istituzionale di fare una dichiarazione di fronte alla comunità internazionale se avesse voluto assassinarla in quel momento.
I giornalisti del Time hanno certamente concordato con Putin le domande da rivolgergli e si sono attenuti alla traccia senza deviare, da bravi scolaretti, accontentandosi di fare domande a metà e persino di ricevere risposte idiote: in tutti i 7 articoli la parola Cecenia compare 8 volte, Caucaso 1 volta, il nome di Anna Politkovskaja 2, e mai nelle domande rivolte direttamente a Putin. I giornalisti hanno mangiato alla sua tavola e lo hanno lusingato offrendogli un paio di scatti da star per “l’uomo che ha domato la Russia”, che dagli articoli del Time sembra abitata solo da ricchi che frequentano in costosissimi locali notturni alla moda. Ma gli hanno offerto soprattutto un palcoscenico mondiale, la copertina del loro giornale, in cui conta esserci, non con quale motivazione ci si è arrivati. Nonostante il caporedattore del Time si affretti a premettere che il titolo di “persona dell’anno” non è un premio, di fatto si tratta esattamente di un’investitura mediatica (e la didascalia in copertina definisce propriamente Putin “Zar della nuova Russia”), un’investitura che certo verrà recepita dai russi come l’avallo dell’Occidente al nuovo corso russo, la conferma di avere il leader giusto, temibile ed efficiente, che li governa. Nello stesso numero del Corriere della Sera che riportava il giudizio di Glucksmann sulla scelta del Time, a pagina 51 compariva un lungo articolo su Svetlana Zakharova, ballerina della Scala e del Bolscioi molto nota in Russia, invitata da Putin a candidarsi per il suo partito: la Zakharova è stata eletta alla duma, e ora esporta nel mondo il balletto russo e il culto putiniano e, dando voce all’orgoglio di chi ha votato per ‘Russia Unita’, dice che “Putin ha fatto molto per la Russia e per il mondo: la copertina del Time gli ha dedicato come ‘uomo dell’anno’ è pienamente meritata”.
Leggete gli articoli di Anna Politkovskaja su come vive la gente nella nuova grande Russia di Putin, sugli anziani costretti a mendicare o a trovare lavori e alloggi di fortuna, sulle condizioni disastrose dei reduci dalle guerre cecene, lasciati senza assistenza psicologica e con sussidi insufficienti a farli sopravvivere dignitosamente, sulla corruzione endemica di un sistema politico mafioso e dittatoriale, leggete i suoi libri sulle guerre in Cecenia alimentate proprio da quel sistema politico mafioso e dittatoriale. Leggete, per capire che l’abisso tra il modo di fare giornalismo di Anna Politkovskaja e quello del Time è morale, prima ancora che deontologico.

di Giorgia Bottani, Associazione Anna Politkovskaja

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